Diamo voce ai nostri "pensieri rampanti", come fossero frutti acerbi ancora appesi all'albero, in attesa di cadere.
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martedì 8 giugno 2021

La matematica sarà mai il mio mestiere?


L'ho chiesto ai miei alunni, perché dopo anni a sentirmi porre la domanda: «a che serve la matematica?» l'ho rigirata direttamente a loro, chiedendo lo sforzo a ciascuno di immaginare il proprio futuro. I nomi che metto li ho inventati, ma le storie (presenti, passate o future) sono vere.

mercoledì 10 marzo 2021

Noi siamo diversi da loro

Tra il serio e il faceto lo dico sempre ai miei studenti: quando vincerete il Nobel (o la medaglia Fields o qualche altro prestigioso riconoscimento) ricordatevi di mandarmi i saluti! Non lo dico tanto per dire, ci credo davvero: vedo tra le mie alunne e i miei alunni troppe intelligenze brillanti per non pensare che tra di loro si nascondano scienziati, scrittori, artisti, politici, imprenditori… persone che faranno delle proprie capacità espressive, logiche, analitiche o sintetiche qualcosa di grande. È qualcosa di più di una speranza, è un investimento di cui attendo con ansia i frutti. Del resto, se fai con passione il mio mestiere, vivi questa attesa come grande motivazione, perché sai che in qualche modo nel successo futuro di un alunno c’è annidato il tuo lavoro nel presente.


lunedì 28 settembre 2020

Margherita dolce vita?

Margherita è una mia ex alunna, una delle più brave della sua classe. Conservo un bel ricordo di lei: dei suoi occhi chiari e brillanti, che esprimono uno sguardo profondo e triste, del suo sorriso a metà, della sua dedizione per il lavoro e per lo studio. L’ho rincontrata di recente, mentre facevo la spesa, e ci siamo salutati con affetto. Ha avuto una vita difficile, Margherita, e solo da adulta ha potuto prendere la licenza di Scuola Secondaria di Primo Grado. Ero suo professore allora, ricordo la sua emozione e la gran quantità di lavoro che le ha permesso di prendere il voto più alto. Racconto spesso la sua storia. C’è da dire che Margherita non si chiama veramente così, ma il suo nome non posso dirlo, perché Margherita è detenuta e la attendono ancora molti anni da scontare.

 

venerdì 17 maggio 2019

Solidarietà a Rosa Maria Dell'Aria


Forse adesso, sull’onda dell’emozione, può sembrare facile urlare a gran voce: IO SONO ROSA MARIA DELL’ARIA, come accade quando qualcuno subisce un torto così grave come quello dell’insegnante sospesa per aver fatto il suo lavoro; e per averlo fatto splendidamente, da quanto posso leggere sui giornali. Eppure la solidarietà che esprimo alla mia collega non è cosa che nasce ora, ma diverse settimane fa, quando ancora non sapevo niente di lei.

mercoledì 12 settembre 2018

Insegnanti artigiani di futuro


Sono un insegnante, con tutto ciò che ne comporta, aspetti positivi e negativi. Anche con qualche attesa, a dire il vero, perché l'insegnamento è un lavoro qualificato; intendo dire che per svolgerlo è necessaria la laurea. Non sono in molti a possedere questo requisito nel nostro paese: le ultime rilevazioni Eurostat indicano che solo il 13,7% degli adulti in età lavorativa (15-64 anni) possiede una laurea. Escludendo che possano essere già laureati i giovani fra i 15 e i 22 anni, la percentuale ci posiziona comunque molto in basso rispetto agli altri paesi europei. Intendiamoci, essere laureati non è sufficiente a renderci buoni lavoratori, ma le energie che abbiamo profuso per aumentare la nostra cultura, ampliare il nostro punto di vista, elaborare la nostra capacità di linguaggio sono superiori a quelle di coloro che non hanno avuto la possibilità o la voglia di conseguire un titolo universitario.

sabato 5 novembre 2016

Siamo nel millenoveciento


Questa storia non è mia. Non dico che mai lo sarà, o che non lo possa essere stata. Di certo adesso non lo è, ma vale la pena che ve la racconti perché contiene il senso dell'essere insegnante. È una storia antica, che comincia nel Millequattrocento, quasi Millecinque… epoca in cui un piccolo villaggio della Toscana si vide piombare due buffi personaggi, un maestro e un bidello, convinti di provenire dal “Millenoveciento”. La vicenda è quella del film “Non ci resta che piangere” e serve a raccontare la nostra storia.

lunedì 17 ottobre 2016

I compiti della scuola

Compiti si o compiti no? Qual è il modello di una “buona scuola” che ci traghetterà oltre questo inizio di millennio che sembra interminabile? In quanto insegnante mi sento chiamato in causa nel dibattito, soprattutto dopo aver letto diverse banalizzazioni.
La prima considerazione da fare è che la scuola negli ultimi anni è cambiata. Si è adeguata ai tempi? Forse, di certo l'idea che la società italiana ha dell'aula non è la stessa di qualche anno fa, e la questione dei compiti è solo la punta di un iceberg.

mercoledì 9 dicembre 2015

La matematica è per sempre

Invece di correggere i compiti di matematica, ho dedicato parte di questo pomeriggio a tradurre un articolo apparso su TED, a proposito dell'inattesa ed emozionante bellezza della matematica, spiegata dal matematico spagnolo Eduardo Sáenz de Cabezón. L'articolo in realtà non mi sembra granché, ma spero vi faccia venire la curiosità per andarvi a vedere il filmato che è invece illuminante.

sabato 24 gennaio 2015

P.I.T.A.G.O.R.A. 2

L'avevo promesso ai miei studenti che avrei pubblicato le loro filasatrocche su Pitagora.
In effetti loro ancora ci stanno lavorando, ma la mamma di V.L. ci si è divertita... con ottimi risultati!

Pare difficile, ma 'n'ce vòle gnente,
Importante è tenello bene a mente:
Triangolo co' 'ntorno dei quadrati,
Abbasta sommare quelli ai lati,
Girallo e come ar solito se usa
Ottene' quello sull'ipotenusa.
Ricordete, senza usa' er diario,
Anche 'sta regola se po' usa' ar contrario.




 
Acrostico in rima, con ottima precisione geometrica!
Grazie





giovedì 4 dicembre 2014

P.I.T.A.G.O.R.A.

Pitagora e i compagni suoi segreti
I triangoli rettangoli han studiati.
Tu anche costruisci due quadrati
Attentamente sopra due cateti:
Guarda che la lor somma dà il quadrato
Or costruito sull'ipotenusa.
Ricavi con le formule ogni lato,
Anche se avrai la testa un po' confusa!

PS. Adesso vedremo se i miei studenti saranno più bravi di me!

sabato 7 giugno 2014

Dal primo all'ultimo giorno dell'anno

Cara L.M., anni fa tu volevi diventare insegnante, se non hai ancora cambiato idea ho qualcosa da raccontarti: dietro a un miraggio c'è sempre un miraggio da considerare, come del resto alla fine di un viaggio c'è sempre un viaggio da ricominciare!
L'ultimo giorno di scuola sembra interminabile ma poi, finita la scuola, tutti i ricordi e le emozioni sembrano svanire proprio come un miraggio, come un sogno di cui al risveglio si mantiene solo un buon sapore.

giovedì 8 agosto 2013

Il mio primo giorno da supplente in carcere

Quest'anno ho svolto una supplenza nel carcere di Rebibbia, con la scuola media per adulti. Era inverno, quando entrai per la prima volta. Ricordo ancora quel primo giorno...

martedì 28 maggio 2013

Nave della legalità... nell'oceano dell'illegalità

In un paese dilaniato dalla crisi, in una terra inaridita dalla malavita organizzata sono salpate due navi cariche di speranza. Anche quest'anno, infatti, ha avuto luogo l'iniziativa nota come "nave della legalità", un lodevole progetto di sensibilizzazione sul tema della lotta alla criminalità e più in generale del rispetto delle leggi e delle regole, rivolto a studenti di tutte le età e provenienti da ogni parte d'Italia.

sabato 24 novembre 2012

Il non inferno in mezzo all'inferno

«L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione ed apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.»

...e farlo durare, e dargli spazio ... e farlo durare, e dargli spazio...
Tutte le volte, l'ultima frase di un libro riecheggia nel silenzio della mia testa ancora qualche secondo. Le parole sono quelle che Marco Polo dice al Gran Kan, attraverso la penna di Italo Calvino, nelle Città invisibili. Non è solo un'eco che mi rimbomba in testa, ma è un monito, quasi una preghiera che Calvino lascia al suo lettore. In che modo affronti l'inferno? Riesci a distinguere l'inferno da ciò che non è inferno?
...e farlo durare, e dargli spazio...

sabato 6 ottobre 2012

Prove nazionali 2012 parte 1: il cheating

Difficile credere che un grafico possa dire molte cose, eppure questo asettico accostamento di linee, numeri e punti può essere estremamente significativo. Come per un paesaggio, l'importanza di un grafico dipende da quanti e quali elementi esso effettivamente contenga, ma può variare anche a seconda dell'occhio che lo vede. Ecco perché gli studi seri non si limitano a fornire solo un elenco di dati o solo una loro rappresentazione grafica: piuttosto cercano di evidenziare aspetti differenti degli stessi dati con più rappresentazioni, talvolta incrociate, di modo da poter fornire un quadro interpretativo il più completo possibile. La rilevazione sugli apprendimenti che l'INVALSI (Istituto di valutazione del sistema scolastico ed educativo italiano) ha pubblicato dopo la somministrazione e correzione delle “Prove nazionali” del 2012 mostra diversi grafici che offrono un'ottima fotografia della situazione scolastica italiana.

mercoledì 11 luglio 2012

Verso i miei studenti


È l'emozione viva d'un ricordo,
d'una speranza che si fa progetto:
pulsava quand'io era giovinetto
e palpita nell'animo anche adesso

O sogno di futur che vedi appresso
e che al presente guardi con sospetto,
come puoi dir domani già predetto?
Perché vuoi rimanere all'oggi sordo?

Non sia la mia passion pura illusione,
non sia soltanto un cieco e folle volo,
non sia solo un'inutil nostalgia,

ma sia una via di partecipazione.
E che alla fine io non resti solo
ad affogare nella fantasia!

mercoledì 23 novembre 2011

Qualcosa di molto vivo e vicino

«L'autorità non aveva che da difendere, in nome di signori lontani ed invisibili, cose altrettanto invisibili e lontane, mentre K. lottava per qualcosa di molto vivo e vicino. [...]
In questo modo poteva ben accadere che un bel giorno, nonostante la cortesia dell'autorità e il totale adempimento di tutti i suoi doveri esageratamente lievi, egli, illuso dal favore che in apparenza gli si dimostrava, regolasse la sua vita privata con tanta imprudenza da fallire in pieno, così che l'autorità, con la solita dolcezza e cortesia, quasi a malincuore ma in nome di un ordine pubblico a lui ignoto, fosse costretta a toglierlo di mezzo».

Certo, dopo una delusione lavorativa, rifugiarsi ne “Il Castello” di Franz Kafka non è proprio la scelta più rassicurante! Ma nulla come la scuola italiana in questo momento mi fa venire in mente i tortuosi percorsi del labirintico villaggio e l'ineffabile Castello descritti dal grande saggio di Praga!
Cerchiamo di andare con ordine, senza farsi prendere troppo dall'emozione. Fino a ieri ero supplente di Matematica e Scienze presso una scuola media, insegnavo in I ed in III D. Oggi invece sono di nuovo a caccia di lavoro, essendo stato scalzato -del tutto legittimamente- da una nuova supplente.


sabato 2 luglio 2011

C.S., ritratto di un insegnante

"Invece di raccogliere e pubblicare le perle dei somari che suscitano l'ilarità di tante aule professori, bisognerebbe scrivere un'antologia dei bravi insegnanti. La letteratura non manca di simili testimonianze. [...] Se, oltre ai maestri celebri, l'antologia offrisse il ritratto dell'insegnante indimenticabile che quasi tutti abbiamo incontrato a un certo punto del nostro percorso scolastico, forse ne trarremmo qualche lume sulle doti necessarie alla pratica di questo strano mestiere".

Così scrive Daniel Pennac nel suo illuminante "Diario di scuola", e mentre lo leggevo stamane, tra i sobbalzi dell'autobus, chiara si è stagliata nella mia mente la figura di un insegnate, C.S., che più di ogni altro mi ha segnato la crescita.
Nel mio percorso di studi ho avuto la fortuna di incontrare molti insegnanti bravi, uomini e donne, dalle elementari all'università; di ciascuno di loro conservo un ricordo geloso. Tuttavia l'impronta che nel bene e nel male mi ha lasciato C.S. è impressa dentro me più di ogni altra. A lui devo la mia capacità di ragionare, da lui ho imparato le lezioni più grandi e da lui ho subito le più grandi umiliazioni che io possa ricordare della mia giovinezza. Ora che anche io mi diletto di insegnamento è a lui che penso, più o meno volontariamente, non appena entro in classe. È imprinting: ormai è così.

domenica 27 febbraio 2011

Libertà di educare alla libertà

Si può educare alla libertà? Il problema è annoso e più profondo di quanto oggi possa sembrare. Viviamo in un momento di crisi dell'educazione, sovrastata dalla comunicazione di massa. Tuttavia non possiamo più permetterci di trascurare la questione educativa, perché la società e l'individuo affondano le proprie radici proprio lì.
Riuscire a capire il significato delle parole (diceva Don Milani) ci permette di comprenderle davvero, quindi essere liberi: etimologicamente la parola educare è l'opposto di insegnare. L'educazione è l'atto del tirare fuori, quello che Socrate chiamava maieutica, in riferimento al lavoro delle ostetriche. Al contrario, insegnare (non così diverso da insignire) significa imprimere un segno. In entrambi i casi bisogna stare bene attenti all'obiettivo: tirar fuori verso dove? Imprimere quale segno? Timidamente qualcuno ricomincia a parlare coerentemente di libertà, ma qui il cerchio si chiude: si può educare alla libertà?

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