Questa storia non è mia. Non dico che mai lo sarà, o che non lo possa essere stata. Di certo adesso non lo è, ma vale la pena che ve la racconti perché contiene il senso dell'essere insegnante. È una storia antica, che comincia nel Millequattrocento, quasi Millecinque… epoca in cui un piccolo villaggio della Toscana si vide piombare due buffi personaggi, un maestro e un bidello, convinti di provenire dal “Millenoveciento”. La vicenda è quella del film “Non ci resta che piangere” e serve a raccontare la nostra storia.
Diamo voce ai nostri "pensieri rampanti", come fossero frutti acerbi ancora appesi all'albero, in attesa di cadere.
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sabato 5 novembre 2016
sabato 25 gennaio 2014
La cultura della cultura
«A
professo', ma a me che me serve 'a storia dell'arte?» Mi
chiedeva l'anno scorso una studentessa che di terza media. Difficile
far comprendere la bellezza della bellezza ad una persona
abituata a passare i pomeriggi tra la piccola piazzetta ed il grande
centro commerciale. Persone per cui piazza di Spagna è quella «'ndo
sta er Mec (Mc Donald's)» e via del Corso è quella dei grandi
marchi globalizzati. Eppure, tra tutte le città d'Italia, Roma,
quella da cui scrivo, dovrebbe essere la più sensibile alla
valorizzazione dell'arte ed allo sviluppo di una cultura della
cultura.
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martedì 28 maggio 2013
Nave della legalità... nell'oceano dell'illegalità
In un paese dilaniato dalla crisi, in una terra inaridita dalla malavita organizzata sono salpate due navi cariche di speranza. Anche quest'anno, infatti, ha avuto luogo l'iniziativa nota come "nave della legalità", un lodevole progetto di sensibilizzazione sul tema della lotta alla criminalità e più in generale del rispetto delle leggi e delle regole, rivolto a studenti di tutte le età e provenienti da ogni parte d'Italia.
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mercoledì 19 dicembre 2012
La logica nella scuola
Pamela,
Fiona e Gina, sono tre ragazze newyorchesi. Stanno prendendo il sole
in una piscina della loro città. Pamela indossa un costume intero.
Fiona legge un libro, Pamela e Gina sono cugine.
Cosa
si può dedurre da questo?
-Che
Fiona è una studentessa universitaria;
-che
Pamela è grassa;
-che
a Roma non sono le 9 del mattino;
-che
Pamela e Fiona sono cugine.
Tra
queste c'è una sola risposta giusta. Si tratta di uno dei quesiti
che facevano parte della prima prova d'esame del concorso a cattedre
appena svolto, che è stata superata solo da un terzo dei candidati
(tutti abilitati e con esperienza). L'esercizio di logica ha destato
qualche polemica.
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mercoledì 9 novembre 2011
39 domande dall'Europa, molte di più da noi
In risposta alle rassicurazioni del nostro governo alle pressioni di Bruxelles, è arrivata una stringente interrogazione da parte della Commissione Europea. In sostanza si tratta di 39 domande molto precise che ribattono punto per punto quello che da Berlusconi è stato promesso qualche giorno fa. Il tono del testo si comprende già dalla prima richiesta, di carattere generale:
Per favore (ah, le potenzialità ironiche della lingua inglese! n.d.r.) fornite una versione postillata della lettera che indichi, per ciascun provvedimento/misura se:
- È già stato varato, e in caso di risposta affermativa indicare i progressi ottenuti tramite la sua attuazione;
- È già stato adottato dal governo, ma non ancora da Parlamento; in caso di risposta affermativa chiarire i tempi necessari all’approvazione da parte del Parlamento e alla sua entrata in vigore; in caso contrario,
- È un nuovo provvedimento: in questo caso fornire un piano d’azione concreto per l’adozione e la sua applicazione, comprensivo di scadenze e di tipologia dello strumento legislativo che il governo intende utilizzare.
Si prega di indicare anche, ove appropriato, l’impatto stimato sul bilancio di ciascun provvedimento/misura e i mezzi con i quali lo si finanzierà.
Molto diretti! Ma, d'altronde, si tratta delle stesse domande che un cittadino di media istruzione chiederebbe al proprio governo. In sostanza dall'Europa ci stanno chiedendo se quella lettera conteneva chiacchiere o impegni seri e sostenibili. Per questo entra nel merito di diverse questioni che vanno dall'occupazione femminile, alla crescita, al contenimento dei costi della politica. Le domande che mi interessano di più e su cui vorrei soffermarmi ora, sono quelle che riguardano il cosiddetto "capitale umano": scuola e università.
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sabato 24 settembre 2011
Dibattito su un grande evoluzionista
Al Centro di Cultura Ecologica (CCE) di Roma si è svolto oggi un interessantissimo convegno su uno delle più grandi menti scientifiche del XX secolo: Stephen J. Gould, che quest'anno avrebbe compiuto settant'anni. Paleontologo, biologo, divulgatore, storico della scienza... Gould era uno scienziato a tutto tondo, che è stato in grado di influire positivamente e profondamente sul pensiero scientifico moderno. La sua grandezza è stata quella di rivoluzionare il modo di pensare i meccanismi dell'Evoluzione, non distruggendo quanto prima di lui era stato detto, bensì recuperandolo ed integrandolo con intuizioni nuove ed acute. Il convegno si è svolto come una sorta di dotta chiacchierata fra cinque grandi esperti di evoluzionismo e conoscitori di S. J. Gould (alcuni hanno avuto anche il privilegio di conoscerlo personalmente), moderata da Giorgio Narducci, uno dei fondatori del circolo Gould.
Sull'incontro sono state illuminanti le parole di presentazione usate dal responsabile del CCE, Stefano Petrella, il quale ha sottolineato quanto sia importante in questo periodo storico rimettere al centro la cultura e il dibattito sui grandi temi della conoscenza. Le sue parole hanno avuto una risonanza ancora più forte perché ad ascoltarle non c'erano solo uditori più o meno esperti di evoluzionismo, ma anche alcune ragazze e alcuni ragazzi di scuola superiore, coinvolti da qualche lungimirante insegnante di scienze, che hanno seguito con interesse buona parte del dibattito. La loro presenza a questo convegno è stata davvero importante, ed a loro vanno tutti i complimenti per aver seguito con attenzione e pazienza -quasi- tutto il dibattito.
Sull'incontro sono state illuminanti le parole di presentazione usate dal responsabile del CCE, Stefano Petrella, il quale ha sottolineato quanto sia importante in questo periodo storico rimettere al centro la cultura e il dibattito sui grandi temi della conoscenza. Le sue parole hanno avuto una risonanza ancora più forte perché ad ascoltarle non c'erano solo uditori più o meno esperti di evoluzionismo, ma anche alcune ragazze e alcuni ragazzi di scuola superiore, coinvolti da qualche lungimirante insegnante di scienze, che hanno seguito con interesse buona parte del dibattito. La loro presenza a questo convegno è stata davvero importante, ed a loro vanno tutti i complimenti per aver seguito con attenzione e pazienza -quasi- tutto il dibattito.
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sabato 2 luglio 2011
C.S., ritratto di un insegnante
"Invece di raccogliere e pubblicare le perle dei somari che suscitano l'ilarità di tante aule professori, bisognerebbe scrivere un'antologia dei bravi insegnanti. La letteratura non manca di simili testimonianze. [...] Se, oltre ai maestri celebri, l'antologia offrisse il ritratto dell'insegnante indimenticabile che quasi tutti abbiamo incontrato a un certo punto del nostro percorso scolastico, forse ne trarremmo qualche lume sulle doti necessarie alla pratica di questo strano mestiere".
Così scrive Daniel Pennac nel suo illuminante "Diario di scuola", e mentre lo leggevo stamane, tra i sobbalzi dell'autobus, chiara si è stagliata nella mia mente la figura di un insegnate, C.S., che più di ogni altro mi ha segnato la crescita.
Nel mio percorso di studi ho avuto la fortuna di incontrare molti insegnanti bravi, uomini e donne, dalle elementari all'università; di ciascuno di loro conservo un ricordo geloso. Tuttavia l'impronta che nel bene e nel male mi ha lasciato C.S. è impressa dentro me più di ogni altra. A lui devo la mia capacità di ragionare, da lui ho imparato le lezioni più grandi e da lui ho subito le più grandi umiliazioni che io possa ricordare della mia giovinezza. Ora che anche io mi diletto di insegnamento è a lui che penso, più o meno volontariamente, non appena entro in classe. È imprinting: ormai è così.
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domenica 27 febbraio 2011
Libertà di educare alla libertà
Si può educare alla libertà? Il problema è annoso e più profondo di quanto oggi possa sembrare. Viviamo in un momento di crisi dell'educazione, sovrastata dalla comunicazione di massa. Tuttavia non possiamo più permetterci di trascurare la questione educativa, perché la società e l'individuo affondano le proprie radici proprio lì.
Riuscire a capire il significato delle parole (diceva Don Milani) ci permette di comprenderle davvero, quindi essere liberi: etimologicamente la parola educare è l'opposto di insegnare. L'educazione è l'atto del tirare fuori, quello che Socrate chiamava maieutica, in riferimento al lavoro delle ostetriche. Al contrario, insegnare (non così diverso da insignire) significa imprimere un segno. In entrambi i casi bisogna stare bene attenti all'obiettivo: tirar fuori verso dove? Imprimere quale segno? Timidamente qualcuno ricomincia a parlare coerentemente di libertà, ma qui il cerchio si chiude: si può educare alla libertà?
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