In risposta alle rassicurazioni del nostro governo alle pressioni di Bruxelles, è arrivata una stringente interrogazione da parte della Commissione Europea. In sostanza si tratta di 39 domande molto precise che ribattono punto per punto quello che da Berlusconi è stato promesso qualche giorno fa. Il tono del testo si comprende già dalla prima richiesta, di carattere generale:
Per favore (ah, le potenzialità ironiche della lingua inglese! n.d.r.) fornite una versione postillata della lettera che indichi, per ciascun provvedimento/misura se:
- È già stato varato, e in caso di risposta affermativa indicare i progressi ottenuti tramite la sua attuazione;
- È già stato adottato dal governo, ma non ancora da Parlamento; in caso di risposta affermativa chiarire i tempi necessari all’approvazione da parte del Parlamento e alla sua entrata in vigore; in caso contrario,
- È un nuovo provvedimento: in questo caso fornire un piano d’azione concreto per l’adozione e la sua applicazione, comprensivo di scadenze e di tipologia dello strumento legislativo che il governo intende utilizzare.
Si prega di indicare anche, ove appropriato, l’impatto stimato sul bilancio di ciascun provvedimento/misura e i mezzi con i quali lo si finanzierà.
Molto diretti! Ma, d'altronde, si tratta delle stesse domande che un cittadino di media istruzione chiederebbe al proprio governo. In sostanza dall'Europa ci stanno chiedendo se quella lettera conteneva chiacchiere o impegni seri e sostenibili. Per questo entra nel merito di diverse questioni che vanno dall'occupazione femminile, alla crescita, al contenimento dei costi della politica. Le domande che mi interessano di più e su cui vorrei soffermarmi ora, sono quelle che riguardano il cosiddetto "capitale umano": scuola e università.