Diamo voce ai nostri "pensieri rampanti", come fossero frutti acerbi ancora appesi all'albero, in attesa di cadere.
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lunedì 19 luglio 2021

Genova: frantumi di lotta

Fabrizio De André, quando gli chiedevano se preferiva definirsi cantautore o poeta, citava Benedetto Croce: «Fino a diciotto anni tutti scrivono poesie; dopo, possono continuare a farlo solo due categorie di persone: i poeti e i cretini». Con la poesia non ho mai avuto un rapporto facile, tuttavia davanti a certi eventi è più faticoso tacere che esprimere quello che si ha dentro. La razionalità la immagino come un argine che disciplina il fiume delle emozioni, ma a volte il flusso è talmente impetuoso che anche chi non è poeta (o scrittore, o pittore...) non può fare a meno di lasciarlo andare così come viene. Ero poco più che diciottenne -per l'appunto- quando un'onda di piena mi travolse: le cronache del G8 di Genova. Mi ritrovai, come tutti, in un turbinio di emozioni, ma ancora di più mi sembrò sin da subito si fosse segnato uno spartiacque definitivo per tutti noi cittadini d'Europa: se la caduta del Muro di Berlino ci aveva fatto rinascere, quegli eventi ci fecero uscire dall'innocenza infantile, lasciandoci, sulle prime, atterriti. Ad oggi sono vent'anni che ho la sensazione di stare raccogliendo i frantumi di quello che è stato e ricomporli per costruire qualcosa di nuovo; per non dimenticare, rileggo quello che scrissi allora, da poeta o da cretino.

giovedì 25 aprile 2013

Contro il fascismo e ogni altro sfascismo

«Il fascismo non era soltanto un malgoverno buffonesco e improvvido, ma il negatore della giustizia; non aveva soltanto trascinato l'Italia in una guerra ingiusta ed infausta, ma era sorto e si era consolidato come custode di una legalità e di un ordine detestabili, fondati sulla costrizione di chi lavora, sul profitto incontrollato di chi sfrutta il lavoro altrui, sul silenzio imposto a chi pensa e non vuole essere servo, sulla menzogna sistematica e calcolata.» (Primo Levi, Il sistema periodico)

mercoledì 9 novembre 2011

39 domande dall'Europa, molte di più da noi

In risposta alle rassicurazioni del nostro governo alle pressioni di Bruxelles, è arrivata una stringente interrogazione da parte della Commissione Europea. In sostanza si tratta di 39 domande molto precise che ribattono punto per punto quello che da Berlusconi è stato promesso qualche giorno fa. Il tono del testo si comprende già dalla prima richiesta, di carattere generale:

Per favore (ah, le potenzialità ironiche della lingua inglese! n.d.r.) fornite una versione postillata della lettera che indichi, per ciascun provvedimento/misura se:
- È già stato varato, e in caso di risposta affermativa indicare i progressi ottenuti tramite la sua attuazione;
- È già stato adottato dal governo, ma non ancora da Parlamento; in caso di risposta affermativa chiarire i tempi necessari all’approvazione da parte del Parlamento e alla sua entrata in vigore; in caso contrario,
- È un nuovo provvedimento: in questo caso fornire un piano d’azione concreto per l’adozione e la sua applicazione, comprensivo di scadenze e di tipologia dello strumento legislativo che il governo intende utilizzare.
Si prega di indicare anche, ove appropriato, l’impatto stimato sul bilancio di ciascun provvedimento/misura e i mezzi con i quali lo si finanzierà.

Molto diretti! Ma, d'altronde, si tratta delle stesse domande che un cittadino di media istruzione chiederebbe al proprio governo. In sostanza dall'Europa ci stanno chiedendo se quella lettera conteneva chiacchiere o impegni seri e sostenibili. Per questo entra nel merito di diverse questioni che vanno dall'occupazione femminile, alla crescita, al contenimento dei costi della politica. Le domande che mi interessano di più e su cui vorrei soffermarmi ora, sono quelle che riguardano il cosiddetto "capitale umano": scuola e università.

venerdì 28 ottobre 2011

Spine

A riguardo delle proposte per uscire dalla pietosa situazione economica italiana, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi chiarisce che: «L'obiettivo è assumere, non licenziare». Tanto per dare un'idea, questi sono gli stessi che bombardarono l'Afghanistan per garantire la pace.

martedì 16 novembre 2010

Destra e Sinistra

Apparentemente banale e piatto, lo spettacolo televisivo di ieri sera ha visto due persone dalla coerenza discutibile e dalle ancor più scarse doti di attore elencare pedissequamente, scadendo a volte nel comizio, quelli che dovrebbero essere i valori di Destra e Sinistra. Lo spettacolo è stato ritenuto da molti come pedante, superficiale, noioso, vetusto, inappropriato, didascalico. «La cosa che lascia perplessi è che ormai destra e sinistra sono vecchie e agonizzanti categorie storiche», commenta perentorio Aldo Grasso dalle colonne del Corriere della Sera. D'altronde, già Gaber si era divertito ad ironizzare sul tema qualche tempo fa. Eppure ieri sera è successo qualcosa di diverso, come se si fosse riacceso un motore fermo da oltre quindici anni.


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