Chi conosce il Friuli-Venezia Giulia sa perfettamente che rappresenta la porta d'Italia da molti punti di vista. Nei secoli passati è stato l'ingresso principale per le invasioni barbariche (dagli Unni di Attila ai Longobardi), ma già fin da prima dell'avvento umano si tratta di un corridoio preferenziale per la migrazione di molte specie di animali dai Balcani. Infine, da sempre è il punto di ingresso delle correnti d'aria provenienti dall'Est (la bora è un classico esempio di quest'ultimo passaggio). Ogni attraversamento lascia le sue tracce: i popoli lasciano parte del loro bagaglio culturale e gli animali lasciano una traccia genetica riconoscibile dagli esperti; ma le correnti? Non siamo abituati a pensare ai lasciti del vento, che identifichiamo come transitori per definizione. Ma talvolta le correnti possono portare un bagaglio gravoso, tutt'altro che transitorio.