Diamo voce ai nostri "pensieri rampanti", come fossero frutti acerbi ancora appesi all'albero, in attesa di cadere.

giovedì 27 gennaio 2011

Radioattività in Friuli parte 1: il territorio

Chi conosce il Friuli-Venezia Giulia sa perfettamente che rappresenta la porta d'Italia da molti punti di vista. Nei secoli passati è stato l'ingresso principale per le invasioni barbariche (dagli Unni di Attila ai Longobardi), ma già fin da prima dell'avvento umano si tratta di un corridoio preferenziale per la migrazione di molte specie di animali dai Balcani. Infine, da sempre è il punto di ingresso delle correnti d'aria provenienti dall'Est (la bora è un classico esempio di quest'ultimo passaggio). Ogni attraversamento lascia le sue tracce: i popoli lasciano parte del loro bagaglio culturale e gli animali lasciano una traccia genetica riconoscibile dagli esperti; ma le correnti? Non siamo abituati a pensare ai lasciti del vento, che identifichiamo come transitori per definizione. Ma talvolta le correnti possono portare un bagaglio gravoso, tutt'altro che transitorio.




È il caso della famigerata nube tossica che si sprigionò da Cernobyl il 26 aprile 1986 e che investì, oltre all'Ucraina, tutta l'Europa. In Italia, la nube entrò dall'Est, proprio dal Friuli-Venezia Giulia. Università ed enti di ricerca iniziarono immediatamente un approfondito monitoraggio delle radiazioni che si erano scaricate a terra, attraverso lo studio diretto del suolo e di alcuni organismi. Tra di essi i funghi ed i licheni furono privilegiati, in quanto si tratta di organismi molto sensibili alle variazioni nelle condizioni ambientali (1).
A distanza di tre anni dall'esplosione, alcuni ricercatori dell'università di Trieste e dell'ospedale S. Maria della Misericordia di Udine misurarono nel dettaglio la distribuzione della contaminazione da cesio radioattivo in Friuli-Venezia Giulia a partire dall'analisi di alcuni funghi (2). Lo studio venne portato avanti per comprendere quali erano state le aree maggiormente colpite dalle radiazioni, quindi più bisognose di interventi sanitari ed ambientali. I dati dello studio vennero pubblicati dopo essere stati messi in relazione con i dati relativi all'abbondanza di precipitazioni nei giorni successivi all'esplosione. Venne scoperta una forte relazione tra le due misurazioni: in pratica, ci si accorse che nelle zone in cui aveva piovuto maggiormente nei dieci giorni successivi all'esplosione si rilevava una maggiore concentrazione di radiazione a terra, assorbita proprio dai funghi.
La mappa ottenuta attraverso il monitoraggio, illustrata qui di fianco, mostra piuttosto chiaramente che la relazione attesa esisteva: i picchi delle precipitazioni (in rosso) ricadevano in Carnia e nel Tarvisiano, così anche le più alte concentrazioni di radiazioni (sempre in rosso). Era ormai tristemente chiaro che le piogge di quei giorni avessero portato a terra parte delle radiazioni della nube, facendole penetrare nel suolo da cui gli organismi le avevano assorbirle.
Eppure sembra che in questa storia ci sia dell'altro. Sebbene gli stessi autori dello studio non ci si soffermino, nella mappa si osserva un picco arancione piuttosto evidente, collocato al di fuori delle aree di maggior piovosità. Se non è connesso all'abbondanza di precipitazioni nella regione, allora il picco arancione non è legato direttamente alle radiazioni piovute dalla nube. Il che significa che esiste qualche fattore non aereo che contamina l'area. Quale potrebbe essere la fonte di radiazioni che contamina l'area arancione? Si tenga presente che in Italia non sono segnalate cave di uranio o di cesio. Cerchiamo allora di formulare qualche altra ipotesi plausibile.
La prima ipotesi è che le radiazioni siano indirettamente causate dalla nube. Il Friuli è teatro di un fenomeno naturale ben noto a chi conosce un po' di geologia d'Italia, le risorgive. Si tratta di risalita in pianura di acque piovute in montagna e penetrate nel sottosuolo. La contaminazione radioattiva delle acque in montagna potrebbe aver portato allora ad una contaminazione delle acque profonde che poi sarebbero riemerse in pianura. Se così fosse, però, avremmo dovuto vedere la distribuzione delle radiazioni in corrispondenza della cosiddetta fascia delle risorgive, la linea di risalita delle acque, che decorre parallela alla linea di costa. Tuttavia, sovrapponendo le due mappe le aree non combaciano (vedi la figura qui sopra). Questo semplicemente perché le acque che piovono in montagna hanno bisogno di un certo tempo prima di riemergere a valle e questo tempo, seppur geologicamente breve, è piuttosto lungo per la nostra esperienza. Diciamo che il veleno radioattivo piovuto in montagna riemergerà a valle solo tra molto tempo.
Escluso il fattore geologico, può essere interessante indagare la presenza dell'essere umano nel territorio. Dando voce alla "carta muta" osserviamo, nell'ultima mappa che vi propongo, che il picco arancione sorge intorno ad un ben noto centro abitato in provincia di Pordenone: Aviano.



Continua...

Bibliogafia
(1) Nimis P.L., 1996 - Radiocesium in plants of forest ecosystems. Studia Geobotanica, 15: 3-49. Vedi anche la ricca bibliografia citata in questo articolo.
(2) Nimis P.L., Gasparo D., Giovani C., Padovani R., 1990 - Radiocontamination maps of Macrofungi in North-Eastern Italy (Friuli-Venezia Giulia) following the Chernobyl accident. Gortania - Atti del Museo Friulano di Storia Naturale, 11(1989): 119-126.

2 commenti:

  1. quando esce la seconda parte? sono molto incuriosita, anche se il riferimento ad Aviano mi sembra già molto esplicito...
    Aggiungo che il Friuli possiede un triste primato: quello della incidenza dei tumori.
    Un picco si manifestò negli anni '70, e fu messo in relazione con gli esperimenti nucleari della Francia nel '56 (la nube tossica fu portata in Friuli dal solito gioco delle correnti d'aria).
    Un altro picco fu previsto dopo 20 anni da chernobyl, e purtoppo l'esperienza di questi ultimi anni lo ha confermato...

    monna lisa

    RispondiElimina
  2. Molto molto interessante... Se non sbaglio ad Aviano sono conservate ancora una ventina di testate nucleari, sarà un caso?
    Aspetto con ansia la seconda parte

    LuckyLuke

    RispondiElimina

Creative Commons LicenseI testi e le immagini, salvo dove diversamente indicato, sono opera de "i Baroni Rampanti" e sono concessi sotto la Licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo 2.5- Italia.