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martedì 16 novembre 2010

Destra e Sinistra

Apparentemente banale e piatto, lo spettacolo televisivo di ieri sera ha visto due persone dalla coerenza discutibile e dalle ancor più scarse doti di attore elencare pedissequamente, scadendo a volte nel comizio, quelli che dovrebbero essere i valori di Destra e Sinistra. Lo spettacolo è stato ritenuto da molti come pedante, superficiale, noioso, vetusto, inappropriato, didascalico. «La cosa che lascia perplessi è che ormai destra e sinistra sono vecchie e agonizzanti categorie storiche», commenta perentorio Aldo Grasso dalle colonne del Corriere della Sera. D'altronde, già Gaber si era divertito ad ironizzare sul tema qualche tempo fa. Eppure ieri sera è successo qualcosa di diverso, come se si fosse riacceso un motore fermo da oltre quindici anni.




Destra e Sinistra sono categorie interpretative di atteggiamenti politici; sono diventate vecchie negli ultimi anni semplicemente perché i politici avevano smesso di applicarle! Ma per gli elettori era fin troppo evidente che in un paese democratico una differenza tra le fazioni in campo c'è e ci deve essere.
Con la fine degli anni '80 si è assistito prima alla caduta del Muro di Berlino, poi a Tangentopoli, infine all'ingresso nel Parlamento Italiano di personaggi orgogliosamente non politici (dagli imprenditori, ai magistrati, alle persone di spettacolo). La ciliegina sulla torta è stato il rimpasto dei nuovi partiti con vecchi protagonisti, che ha confuso ancora di più le idee. Il panorama che si andava costituendo davanti all'elettore era di una gran confusione tra una parte e l'altra.
Col tempo il quadro si è stabilizzato su questa confusione. Ricordo che ancora nei primi anni 2000 cercavo di capire cosa significasse la parola riformista, che mi sembrava una di quelle parole che nasce la notte ed invade immediatamente i giornali: una parola-fungo, per intendersi! Ebbene, scoprii che era una parola che indicava una sinistra moderata, col significato contrapposto alla parola rivoluzionario, riferibile, invece, alla sinistra più estrema. In sostanza se la prima accettava il sistema suggerendone modifiche, per l'altra il problema era il sistema stesso, che andava ripensato dalle fondamenta. Allora mi pacificai, ma per poco. A breve, infatti, capii che c'era un imbroglio di fondo e iniziai ad interrogarmi sul significato delle parole riforma, rivoluzione, ma soprattutto sistema: esisteva veramente un sistema alternativo in nome del quale riformare o rivoluzionare quello esistente? La risposta in quei tempi confusi era no! C'era forse qualche possibile attenuante di un sistema incentrato sul capitalismo sfrenato e il profitto a tutti i costi, ma non esisteva più, o ancora, una sostanziale alternativa (questo l'ho capito solo anni dopo, chiacchierando in macchina in viaggio per Tivoli!).
Ecco allora che repentinamente anche gli ideali si riducevano a idee (vedi il successo della Lega) e i nomi dei partiti assumevano toni generici e poco significativi, come Forza Italia, Italia dei Valori, Alleanza Nazionale, fino a Margherita, Rosa nel Pugno e diversi altri. Qualcuno ha tentato di mantenersi ancorato a qualche riferimento ideologico (Partito Democratico, Rifondazione Comunista, Radicali, Repubblicani…) con risultati sempre più deludenti dal punto di vista dell'identità di partito. Alla fine, per qualcuno, il riferimento identitario è tornato ad essere la posizione in aula: Sinistra Ecologia e Libertà a sinistra, Unione di Centro al centro, La Destra a destra. Allora era così strano che qualcuno si domandasse prima o poi quali diavolo fossero i valori di queste identità?
Al di là delle valutazioni personali sullo spettacolo andato in onda ieri sera, l'impressione è che, al crepuscolo di un'era politica, ci si stia finalmente fermando a pensare su quali possano essere i motori di una nuova stagione. Dai primi anni '90 si parla di Seconda Repubblica (dimenticando che il passaggio dovrebbe essere segnato da una nuova Costituente), ma appare evidente che la precedente non sia mai tramontata del tutto e che la supposta Seconda sia in realtà una transizione dalla Vecchia alla Nuova. Con un eccesso di speranza, forse si può pensare che qualcuno voglia gettarne le basi, partendo dai valori di riferimento dei rispettivi schieramenti. Che si parli di Destra e Sinistra è secondario, forse sono veramente etichette da rottamare; il fatto nuovo è che i due elenchi proponevano davvero valori differenti, complementari, possibile riferimento per progetti politici. Se sarà un nuovo inizio lo dovranno dimostrare nei fatti coloro che li hanno proposti, sebbene già testimoni di numerose incongruenze politiche, ai quali chiediamo di portare avanti in maniera coerente e convincente quello che hanno proclamato davanti a 9 milioni di persone.

2 commenti:

  1. Bravo Daniele, è proprio questo il nocciolo della questione. A mio avviso la scelta politica deve essere supportata da un'ideologia, che sia di destra o di sinistra non interessa. Deve essere qualcosa che mi dia un'identita ben precisa, che non mi faccia sentire parte del minestrone politico a cui siamo abituati da troppi anni. E sono convinto che QUALCUNO abbia anche fin troppo beneficiato di questa confusione ideologica. Sono ormai stanco di vedere la sinistra mettere in atto manovre da destra e la destra parlare di idee che sono per loro natura di sinistra! Proprio come ha fatto l'altro ieri Fini, sbandierando frasi che non sono mai appartenute allo schieramento di cui dice di far parte; frasi come "la destra è attenta ai più deboli, non si preoccupa solo degli imprenditori ma anche degli operai...". Fini mi ha deluso per il populismo sfrenato dei suoi proclami, vuoti e privi di sostanza ("la destra ama l'Italia", perché se sei di sinistra la odi???) e per la clamorosa mancanza di onestà intellettuale: sono 15 anni che non lotta per nessuno dei "valori" che ha pubblicizzato in tv, ormai credo sia tardi autoeleggersi salvatore della libertà e della democrazia. Dal canto suo, Bersani è stato fedelissimo a quello che è il modo di vedere il mondo "da sinistra", elencando gli intensi valori che dovrebbero caratterizzare il suo schieramento politico, ma che, ahinoi, sono di difficile se non impossibile attuazione. Per questo è importante, come dici tu caro Daniele, saper mediare e smussare le parti per fare meglio possibile il bene del paese. Bisogna cioè saper fare politica. E basta.

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  2. Condivido in pieno, e sottoscrivo, il post. Anche se credo che la speranza conclusiva sia vana. E che la (ennesima) richiesta di coerenza e convinzione resterà inascoltata.

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