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venerdì 6 marzo 2020

Il fumo dalla coda del serpente

Risultato immagini per serpente pinocchio«Che cosa aveva veduto? Aveva veduto un grosso serpente, disteso attraverso alla strada, che aveva la pelle verde, gli occhi di fuoco e la coda appuntata, che gli fumava come la cappa di un camino».
Ancora nel mezzo delle sue disavventure, appena uscito di prigione, Pinocchio si avvia verso la casa della Fata Turchina; assorto nel pensiero dei suoi buoni propositi, si imbatte in un essere mostruoso, che gli sbarra la strada per delle ore: un orribile serpente dagli occhi rossi, che lo minaccia sbuffando fumo dalla coda.




Il serpente appare aggressivo e vitale finché Pinocchio non si avvicina, quindi si irrigidisce fingendosi morto. Quando il burattino si avvicina, il serpente ritrova la sua vitalità e lo aggredisce, facendolo cadere all’indietro; Pinocchio rimane a dimenarsi con la testa invischiata nel fango e quest’immagine fa talmente ridere il serpente che egli ne muore, scoppiando fragorosamente. Pinocchio riprende la sua corsa verso casa, ma incappa in una tagliola che -ahilui- lo porta verso nuove tribolazioni.
Fin da quando lessi il libro, quest’immagine, poco utile ai fini narrativi, mi è risultata sempre particolarmente strana, inquietante, difficile da decifrare. Il testo tutto, in realtà, è ricco di allegorie e personaggi simbolici, e può essere letto a più piani di interpretazione. L’aspetto morale del racconto è forse quello che gli ha dato maggiormente visibilità, ma ai nostri occhi appare il meno interessante. Si può leggere Pinocchio da molti altri punti di vista: come romanzo di formazione, come mito, come denuncia sociale e politica, come racconto religioso (ricco di riferimenti biblici accurati); a ciascuno di questi livelli, il ruolo dei personaggi può essere letto in maniera differente. Molti di essi sono stati espunti dalla vulgata disneyana, proprio perché troppo complessi. Tra di essi c’è il pescatore verde, la lumachina, il cane Melampo, Alidoro e, appunto, il serpente. 
Quest’ultima figura ha suscitato, naturalmente, molte interpretazioni di tipo esoterico, massonico e cabalistico (di cui pare che Collodi fosse un seguace). Me il serpente ha anche una ricca valenza psicologica e archetipica: è tradimento, bugia, inganno, infedeltà… fino a rappresentare il male stesso. I serpenti sono largamente usati come metafora in molti miti e racconti, ma questo ha una caratteristica particolare: il fumo che sbuffa dalla coda. La pelle verde, gli occhi rossi, la coda a punta, la grossa taglia non destano la stessa curiosità, in fondo possono essere delle facili distorsioni della realtà; ma l’immagine del fumo sembra troppo ardita per non essere ispirata a qualcosa (a meno che non abbia un preciso significato simbolico che ad oggi mi sfugge). 
In effetti una risposta potrebbe essere nel comportamento in natura di alcuni serpenti, soprattutto quelli velenosi, che, al contrario di quanto possiamo pensare, risultano particolarmente remissivi e nel pericolo si immobilizzano come il serpente del racconto. Inoltre raccontano i biologi Caruso e Rabaiotti (statunitensi, malgrado i cognomi) il particolarissimo comportamento del Serpente Corallo di Sonora, Micruroides euryxanthus, rilevato in forma più attenuata anche in altri serpenti: «se minacciato, il serpente nasconde la testa sotto il corpo, solleva la coda e risucchia l’aria dalla cloaca (l’apertura in cui si trova l’ano, n.d.r.) prima di espellerla nuovamente con vigore. Il che produce un rumore scoppiettante che si aggira attorno ai 2,5 kHz» (dal libro “Fa le puzze? La guida definitiva alla flatulenza animale”, Vallardi 2019).

Chissà che Collodi non si sia fatto suggestionare proprio da questo fenomeno!

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