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sabato 13 ottobre 2012

Il Nobel per la pace 2012

Il premio Nobel per la Pace è stato assegnato nei giorni scorsi all'Unione Europea, perché ha “contribuito per più di 60 anni alla pace e alla riconciliazione, alla democrazia e ai diritti umani”. Indiscutibilmente una parentesi di pace così duratura tra i paesi attualmente aderenti all'Unione è un inedito per il nostro continente. Tuttavia la scelta desta in me qualche perplessità. Ora, non è la prima volta che trovo discutibile l'assegnazione di un Nobel per la pace (basti pensare che nel 2009 l'ha vinto il presidente degli Stati Uniti d'America!), ma mai come ora interrogo sul senso di questo premio. Mi sembra come se l'Europa premiasse se stessa attraverso un canale formale. Cos'è, un aiuto dalla Fondazione Nobel al risollevamento economico dell'Europa?



La soddisfazione di sapere che il progetto Unione Europea abbia fruttato mezzo secolo di pace tra paesi storicamente rivali è grande, però c'è dell'altro. Il Nobel non è solo un riconoscimento formale, ma anche pecuniario. La cifra è stata decurtata a causa della crisi, ma si aggira comunque intorno ai 900 mila euro (8 milioni di corone): chi beneficerà di quei soldi? Se si premia una persona o un'organizzazione, il percorso del premio è tracciabile. Ma se si premia un'unione di stati, dove andranno quei soldi? In definitiva anche io e chi mi legge siamo Unione Europea, in un certo senso è un premio che arriva a tutti noi. Ne vedremo mai parte?
Non si tratta solo di una recriminazione di un bottino ghiotto, ma si tratta di qualcosa di più profondo. L'Europa, con tutto che è un continente in media molto benestante, è ancora attanagliato da conflitti, che vanno da quello basco, a quello irlandese, a quello cipriota, fino alle mine inesplose che costellano i Balcani. L'Europa è un continente che ancora vive sotto la morsa della xenofobia, dell'antisemitismo, dei nazionalismi (basti guardare i recenti successi dei partiti di estrema destra). L'Europa è sede di laceranti conflitti socio-economici, in particolare in Europa dell'Est e del Sud (in Italia si sta acuendo il contrasto sociale, anche se non siamo ancora ai livelli di Spagna e soprattutto Grecia). Soprattutto, l'Europa vende armi a tutto il pianeta, alimentando conflitti ben più laceranti di quelli che abbiamo al nostro interno. È questa la pace che viene premiata?
L'Unione Europea si fonda su ideali di apertura, di pace, di armonia... e forse è vero, una parte dell'Europa è interessata a diffondere alcuni modelli di sviluppo sostenibile (anche in operazioni di costruzione e mantenimento della pace in paesi non europei). Ma non dimentichiamo che l'Unione nasce nella pratica come accordo economico tra paesi sviluppati, che vogliono solo porsi come competitori convincenti sullo scacchiere internazionale. Mai come oggi ce ne accorgiamo.
Ecco perché sono scettico verso questo premio. Se fosse un premio solo formale ne sarei orgoglioso, così come sarei orgoglioso di veder sventolare la bandiera azzurra con le stelle gialle. Sarei orgoglioso di questo premio se sapessi che verrà speso in favore di quelle migliaia di piccole associazioni che si occupano di progetti per gli orfani in Romania, le adozioni in Lettonia, la bonifica di campi minati in Serbia, l'integrazione del popolo Rom (tra i veri anticipatori degli accordi di Schengen!) o cose del genere. Fintanto che l'Unione metterà in mostra solo la sua potenza economica (e magari militare) non mi convincerà.
Il premio Nobel è nato in un mondo piccolo, con pochi scienziati, pochi attivisti per la pace... poche persone ma molto significative. Il mondo di adesso è enorme, in cui ognuno deve trovare la forza, non tanto di essere un simbolo, ma di costruire un pezzetto di vita coerente nella propria realtà quotidiana. Come si possono premiare questi piccoli sforzi?

1 commento:

  1. certo, sarebbe proprio interessante sapere dove finiscono i soldi del premio...

    monna lisa

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