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domenica 29 agosto 2010

La notte dell'irrazionalità cattolica

Ho letto tutto d'un fiato il libro di Piergiorgio OdifreddiPerché non possiamo essere cristiani” e ne ero talmente preso che persino la mia fidanzata si è ingelosita! Il libro mi ha colpito estremamente, perché la mia formazione universitaria e professionale fa di me uno scienziato, ma ancora di più perché la mia formazione umana fa di me un cattolico. Nella frenetica e radicale arringa d'accusa dell'autore (più che condivisibile in varie parti) ho potuto identificare tre fronti di attacco, che riescono a colpire chirurgicamente molti punti deboli del bagaglio culturale e teologico cattolico allargandosi anche a cristianesimo in genere ed ebraismo: la storicità della narrazione biblica, l'istituzione gerarchica cattolica e i pronunciamenti dogmatici. Tre ambiti in cui, in effetti, non è difficile rinvenire ben più d'una falla.



Anche all'occhio vigile del fine matematico i nodi vengono al pettine. Incongruenze storiche, logiche e morali emergono poco a poco, rendendo sempre più piccola e fragile la zattera su cui si rifugia il povero cattolico, colpito a morte. La conclusione, naturalmente, è l'agognato trionfo del razionalismo sulla turpe ed illogica religione cattolica. Ma cosa ha spinto un ateo convinto e razionalista ad impelagarsi in un discorso del genere?
Volendo svelare l'assurdità di certe affermazioni del Catechismo, Odifreddi dimostra agevolmente come adottando la medesima logica certe bugie vengano facilmente smascherate; in questo modo, però, egli compie -forse volutamente- anche le medesime leggerezze del Catechismo, giungendo a conclusioni opposte, ma ugualmente semplicistiche. Con questa operazione egli ritiene di estirpare, dalla testa delle persone, presunte assurdità religiose con la stessa brutalità con cui certa parte della Chiesa Cattolica (ahimé da sempre la più visibile e potente) cerca di inculcarle. Tuttavia, sebbene le accuse siano sempre accurate e ben motivate, essendo compiute da un punto di vista esterno spesso mancano di storicità e contestualizzazione critica, trovando terreno fertile nell'ignoranza in cui grufola gran parte del popolo cattolico, sotto l'occhio laido delle alte gerarchie. Questo è tanto più visibile nelle critiche all'Antico Testamento, ma non solo.
L'ottima operazione del libro, a mio avviso, è riportare l'attenzione sulle numerosissime incongruenze su cui si basa la tradizione e la sensibilità cattolica, per riportare un po' di razionalità in un contesto in cui ancora superstizione e ignoranza colpevolmente dilagano. Da cattolico razionale ed aggiornato chiedo a gran voce che si prenda atto delle domande ancora aperte e si cerchi di dar loro risposte valide e convincenti, anche a costo di ripensare tutta l'esperienza cattolica e cristiana dalle fondamenta.
L'atteggiamento che la Chiesa Cattolica aveva preso dopo il Concilio Vaticano II (e questo a volte sembra essere riconosciuto dallo stesso Odifreddi) si dimostrò il più interessante, perché andava a smantellare quell'impianto difensivo fideistico, autoritario e banalizzante che caratterizzava la Chiesa del secolo precedente, a vantaggio di un'impostazione storicamente critica e gerarchicamente liberale (almeno sulla carta). Era come prendere le distanze finalmente da secoli di soprusi e violenze di cui la Chiesa Cattolica si è indelebilmente macchiata. Sarebbe stato uno splendido inizio, ma è stato il canto del cigno: purtroppo il vento rinnovatore che ha investito per breve termine alcune aree della Chiesa Cattolica è stato prontamente sopito da una restaurazione silenziosa e certosina, ben poco lungimirante.
Il fatto è che un cattolico del XXI secolo ha bisogno di razionalità ed ha bisogno di sentire un'evoluzione di idee nella sua religione. È tempo di tagliare i ponti con una religione basata sulla consensuale ed acritica accettazione di bugie. Che tutti gli Odifreddi si scatenino, dunque, e vengano ringraziati per questo; ma i teologi siano presti a dar loro risposte valide e -finalmente!- credibili. Se il bagaglio dogmatico cattolico è chiuso, così non è la ricerca della verità. Abbiamo bisogno che il dialogo continui, serrato e profondo, coinvolgendo anche i laici e gli atei. Qualcuno ascolterà.
Restiamo in attesa: quanto manca della notte ancora?

1 commento:

  1. (ri)aprire il dialogo: è una cosa che va fatta e che lo stesso papa auspica quando parla del 'cortile dei gentili', l'area del tempio di gerusalemme aperta ai pagani in cui credenti e non potevano, appunto, dialogare.
    aspettiamo col fiato sospeso...

    monna lisa

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