Difficile credere che un
grafico possa dire molte cose, eppure questo asettico accostamento di
linee, numeri e punti può essere estremamente significativo. Come
per un paesaggio, l'importanza di un grafico dipende da quanti e
quali elementi esso effettivamente contenga, ma può variare anche a
seconda dell'occhio che lo vede. Ecco perché gli studi seri non si
limitano a fornire solo un elenco di dati o solo una loro
rappresentazione grafica: piuttosto cercano di evidenziare aspetti
differenti degli stessi dati con più rappresentazioni, talvolta
incrociate, di modo da poter fornire un quadro interpretativo il più
completo possibile. La rilevazione sugli apprendimenti che l'INVALSI (Istituto di valutazione del sistema scolastico ed educativo italiano) ha
pubblicato dopo la somministrazione e correzione delle “Prove nazionali” del 2012 mostra diversi grafici che offrono
un'ottima fotografia della situazione scolastica italiana.
Che cosa sono le “Prove
Nazionali"? Per chi non ne sapesse nulla, basti dire che si
tratta di test di italiano e matematica (per lo più a risposta
chiusa) uguali per tutta la nazione, che vengono somministrati a
diverse età e servono a valutare non tanto (e non solo) le nozioni
apprese dagli studenti, quanto piuttosto le loro competenze, ovvero
la capacità che i ragazzi hanno di utilizzare le nozioni apprese. Il
concetto di competenza è stato introdotto piuttosto di recente nel
nostro sistema valutativo, perché ci si è accorti che spesso si
dava maggior importanza all'accumulo di nozioni piuttosto che alla
capacità di applicarle alla vita quotidiana. Ogni insegnamento è
funzionale al tempo in cui si vive: adesso la conoscenza ha più
significato in questo secondo senso che non nel primo.
La correzione delle prove
è a cura dell'insegnante della disciplina ma avviene in maniera
standardizzata, con pochissimo margine interpretativo. Un test
strutturato in maniera rigida permette di valutare diversi aspetti
dell'apprendimento dei ragazzi, rendendo possibile l'elaborazione di
grafici esplicativi e soprattutto il confronto tra realtà molto
differenti.
Come ho già accennato in un altro post, questo sistema di valutazione non è esente da
critiche; al contrario, sono molti i colleghi insegnanti che lo
criticano aspramente, al punto di arrivare a boicottarlo. Il
boicottaggio può assumere forme variegate, che vanno dal rifiutarsi
di somministrare le prove, a suggerire le risposte ai ragazzi, ad
agire in sede di correzione falsando il risultato. Il rapporto
pubblicato dall'INVALSI parte proprio sottolineando questo aspetto.
La propensione al cheating (cioè a copiare) registrata dai test |
Il grafico che vi mostro
in questo primo post è dedicato alla "propensione cheating",
che in sostanza è la tendenza a barare, a copiare, espressa in un
termine inglese più elegante. Attraverso tecniche statistiche, gli
analisti dell'INVALSI si sono resi conto di alcuni punteggi anomali
(magari troppo alti, oppure con risposte corrette a domande complesse
e scorrette a domandi semplici, propedeutiche alle prime) e hanno
introdotto alcuni correttivi.
È piuttosto imbarazzante
leggere il commento al caso della Prova nazionale inserita nell’esame
di Terza media (più propriamente, l'esame di stato conclusivo del
primo ciclo di istruzione): “come già evidenziato negli anni
passati, in alcune regioni del Mezzogiorno (Molise, Campania,
Calabria e Sicilia) e in parte anche del Centro (Lazio) si sono
riscontrate indicazioni statisticamente significative di
comportamenti opportunistici, tanto da rendere necessaria
l’operazione di pulizia dei dati, così come attuata nelle
edizioni 2008-09, 2009-10 e 2010-11 della Prova nazionale".
Cioè, i risultati di
molte prove d'esame, che tra tutte le prove somministrate dovrebbero
essere quelle più attendibili, risultano letteralmente falsati dal cheating (come
al solito, aggiungono i tecnici INVALSI)!
"Ad esempio",
prosegue il rapporto, "se si considera il risultato della
sezione di Matematica della Prova nazionale 2012 si riscontra che
l’effetto medio nazionale del cheating è circa il 9,1% (rispetto
alla media nazionale, Ndr), ossia, in termini ancora più espliciti,
il 9,1% del punteggio medio osservato nel Paese non è dovuto alla
reale competenza degli allievi, ma al fatto che è stato
consentito loro di copiare o, addirittura, sono state
suggerite loro alcune risposte corrette".
La cosa non è assurda: in
una delle scuole in cui ho fatto supplenza quest'anno, in virtù
dell'«io non credo all'INVALSI», non solo si è permesso ai ragazzi
di conversare durante la prova, ma si sono suggerite moltissime
risposte. In fase di correzione, poi, sono state evidentemente
aggiunte dal docente che correggeva le risposte corrette al posto
delle risposte lasciate in bianco. Questo l'ho facilmente intuito
vedendo gli eccellenti risultati delle Prove nazionali di una classe
non mia (per inciso, la stessa classe ha fatto un disastro nella
prova di matematica non INVALSI).
"Tuttavia", e
questo è incoraggiante, "probabilmente anche in seguito a una
intensa campagna di formazione/informazione, realizzata dall’INVALSI
in collaborazione e con il sostegno del MIUR in alcune regioni del
Sud (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), il cheating si è
considerevolmente ridotto rispetto alla Prova nazionale 2010-11".
Una volta inseriti i correttivi, i risultati dei test possono dirsi attendibili e l'analisi dei dati può cominciare.
Continua...
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