Il
premio Nobel per la Pace è stato assegnato nei giorni scorsi
all'Unione Europea, perché ha “contribuito per più di 60
anni alla pace e alla riconciliazione, alla democrazia e ai diritti
umani”. Indiscutibilmente una parentesi di pace così duratura tra
i paesi attualmente aderenti all'Unione è un inedito per il nostro
continente. Tuttavia la scelta desta in me qualche perplessità. Ora,
non è la prima volta che trovo discutibile l'assegnazione di un
Nobel per la pace (basti pensare che nel 2009 l'ha vinto il
presidente degli Stati Uniti d'America!), ma mai come ora interrogo
sul senso di questo premio. Mi sembra come se l'Europa premiasse se
stessa attraverso un canale formale. Cos'è, un aiuto dalla
Fondazione Nobel al risollevamento economico dell'Europa?
La
soddisfazione di sapere che il progetto Unione Europea abbia fruttato
mezzo secolo di pace tra paesi storicamente rivali è grande, però
c'è dell'altro. Il Nobel non è solo un riconoscimento formale, ma
anche pecuniario. La cifra è stata decurtata a causa della crisi,
ma si aggira comunque intorno ai 900 mila euro (8 milioni di corone):
chi beneficerà di quei soldi? Se si premia una persona o
un'organizzazione, il percorso del premio è tracciabile. Ma se si
premia un'unione di stati, dove andranno quei soldi? In definitiva
anche io e chi mi legge siamo Unione Europea, in un certo senso è un
premio che arriva a tutti noi. Ne vedremo mai parte?
Non
si tratta solo di una recriminazione di un bottino ghiotto, ma si
tratta di qualcosa di più profondo. L'Europa, con tutto che è un
continente in media molto benestante, è ancora attanagliato da
conflitti, che vanno da quello basco, a quello irlandese, a quello
cipriota, fino alle mine inesplose che costellano i Balcani. L'Europa
è un continente che ancora vive sotto la morsa della xenofobia,
dell'antisemitismo, dei nazionalismi (basti guardare i recenti
successi dei partiti di estrema destra). L'Europa è sede di
laceranti conflitti socio-economici, in particolare in Europa
dell'Est e del Sud (in Italia si sta acuendo il contrasto sociale,
anche se non siamo ancora ai livelli di Spagna e soprattutto Grecia).
Soprattutto, l'Europa vende armi a tutto il pianeta, alimentando
conflitti ben più laceranti di quelli che abbiamo al nostro interno.
È questa la pace che viene premiata?
L'Unione
Europea si fonda su ideali di apertura, di pace, di armonia... e
forse è vero, una parte dell'Europa è interessata a diffondere
alcuni modelli di sviluppo sostenibile (anche in operazioni di costruzione e mantenimento della pace in paesi non europei). Ma non dimentichiamo che
l'Unione nasce nella pratica come accordo economico tra paesi
sviluppati, che vogliono solo porsi come competitori convincenti
sullo scacchiere internazionale. Mai come oggi ce ne accorgiamo.
Ecco
perché sono scettico verso questo premio. Se fosse un premio solo
formale ne sarei orgoglioso, così come sarei orgoglioso di veder
sventolare la bandiera azzurra con le stelle gialle. Sarei orgoglioso
di questo premio se sapessi che verrà speso in favore di quelle
migliaia di piccole associazioni che si occupano di progetti per gli
orfani in Romania, le adozioni in Lettonia, la bonifica di campi
minati in Serbia, l'integrazione del popolo Rom (tra i veri
anticipatori degli accordi di Schengen!) o cose del genere. Fintanto
che l'Unione metterà in mostra solo la sua potenza economica (e
magari militare) non mi convincerà.
Il
premio Nobel è nato in un mondo piccolo, con pochi scienziati, pochi
attivisti per la pace... poche persone ma molto significative. Il
mondo di adesso è enorme, in cui ognuno deve trovare la forza, non
tanto di essere un simbolo, ma di costruire un pezzetto di vita
coerente nella propria realtà quotidiana. Come si possono premiare
questi piccoli sforzi?
certo, sarebbe proprio interessante sapere dove finiscono i soldi del premio...
RispondiEliminamonna lisa