«L'inferno
dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che
è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo
stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce
facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto
di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione ed
apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in
mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.»
...e
farlo durare, e dargli spazio ... e farlo durare, e dargli spazio...
Tutte
le volte, l'ultima frase di un libro riecheggia nel silenzio della
mia testa ancora qualche secondo. Le parole sono quelle che Marco
Polo dice al Gran Kan, attraverso la penna di Italo Calvino, nelle
Città invisibili. Non è solo un'eco che mi rimbomba in testa, ma è
un monito, quasi una preghiera che Calvino lascia al suo lettore. In
che modo affronti l'inferno? Riesci a distinguere l'inferno da ciò che non
è inferno?
...e
farlo durare, e dargli spazio...