Margherita
è una mia ex alunna, una delle più brave della sua classe. Conservo un bel
ricordo di lei: dei suoi occhi chiari e brillanti, che esprimono uno sguardo
profondo e triste, del suo sorriso a metà, della sua dedizione per il lavoro e
per lo studio. L’ho rincontrata di recente, mentre facevo la spesa, e ci siamo
salutati con affetto. Ha avuto una vita difficile, Margherita, e solo da adulta
ha potuto prendere la licenza di Scuola Secondaria di Primo Grado. Ero suo
professore allora, ricordo la sua emozione e la gran quantità di lavoro che le
ha permesso di prendere il voto più alto. Racconto spesso la sua storia. C’è da
dire che Margherita non si chiama veramente così, ma il suo nome non posso dirlo,
perché Margherita è detenuta e la attendono ancora molti anni da scontare.
Diamo voce ai nostri "pensieri rampanti", come fossero frutti acerbi ancora appesi all'albero, in attesa di cadere.
lunedì 28 settembre 2020
Margherita dolce vita?
giovedì 26 marzo 2020
Di spazio e di tempo, ai tempi del Coronavirus
In uno spazio sospeso tra l’attività e il riposo è il tempo,
sovrabbondante e insufficiente, ad entrare in una dimensione ambigua, in
transito verso una meta incerta: è un tempo di attesa.
È un tempo sospeso ma sovraccarico, di lontananza e vicinanza,
di rapporti e solitudini. È un tempo di relazioni virtuali, chiacchiere disturbate,
immagini disturbanti, sguardi sfuggenti (guardo il monitor o la fotocamera?), tocchi
immaginati, simulati, senza profumi, senza sapori. È un tempo di concentrazione
distratta, di parole vuote, di suggestioni. È un tempo di attesa.
È un tempo dominato dalla tecnica di dispositivi insostituibili,
ineludibili, inadeguati. È un tempo di batterie scariche, di connessioni
instabili, notifiche, squilli, vibrazioni, portali inaffidabili, inefficienti,
insicuri. È un tempo di visualizzazioni sfocate, pixelate, sgranate, di audio
interrotti, voci tremolanti, singhiozzi finti, generati da problemi di
trasmissione, di ritardi, di immagini bloccate. È un tempo di persone
irraggiungibili, indisponibili, inarrivabili, immobili, inquiete. È un tempo di
attesa.
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venerdì 6 marzo 2020
Il fumo dalla coda del serpente
«Che cosa aveva veduto? Aveva veduto un grosso serpente, disteso attraverso alla strada, che aveva la pelle verde, gli occhi di fuoco e la coda appuntata, che gli fumava come la cappa di un camino».
Ancora nel mezzo delle sue disavventure, appena uscito di prigione, Pinocchio si avvia verso la casa della Fata Turchina; assorto nel pensiero dei suoi buoni propositi, si imbatte in un essere mostruoso, che gli sbarra la strada per delle ore: un orribile serpente dagli occhi rossi, che lo minaccia sbuffando fumo dalla coda.
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