La ragione fonda le sue argomentazioni su prove, mentre le superstizioni e le credenze vanno avanti per diceria. Eppure talvolta la credibilità delle seconde è più dura da sconfiggere dell'evidenza delle prime. Un pensatore come Giordano Bruno è finito al rogo (il 17 febbraio 1600) per aver portato avanti le sue idee controcorrente, riguardo all'ordine naturale delle cose. Ecco un brano illuminante, tratto da "La cena delle ceneri", in cui il filosofo nolano parla delle rivoluzionarie teorie eliocentriche di Copernico (nato il 19 febbraio 1473). Un solo rimprovero muove Bruno allo scienziato polacco: troppi calcoli preferiti all'osservazione naturalistica diretta impediscono di capire che in realtà l'universo non è neanche eliocentrico, bensì senza centri. Forse era chiedere troppo, persino ad uno scienziato di quella portata!
«[Copernico]
aveva un ingegno profondo, raffinato, pronto e maturo; un uomo che
non è inferiore a nessun astronomo che ci sia stato prima, se non
per collocazione storica e temporale. Un uomo che, quanto al giudizio
naturale è stato molto superiore a Tolomeo, Ipparco, Eudosso e a
tutti gli altri che hanno camminato seguendo le orme di questi; ed è
arrivato a quel punto per essersi liberato
da alcuni falsi presupposti della
comune e popolare filosofia, non voglio dire cecità. Però non se
n'è allontanato di molto; perché lui, studioso
più della matematica che della natura,
non ha potuto approfondire e penetrare tanto da poter di fatto
togliere via le radici delle incongruenze e dei vani principi, così
da sciogliere completamente tutte le difficoltà contrarie e arrivare
a liberare sé e gli altri da tanti vuoti interrogativi e fissare la
contemplazione sulle
cose costanti e certe.
Con tutto ciò, chi potrà lodare pienamente la grandezza di questo
germano il quale, avendo poco riguardo della stolta
moltitudine è stato
così saldo contro il torrente della fede contraria? E benché quasi
sprovvisto di vive argomentazioni, riprendendo quei frammenti abierti e arrugginiti che ha potuto procurarsi dall'antichità, li ha
ripuliti, accostati e risaldati tanto, con quel suo discorso più
matematico che naturale, che ha reso la causa, già ridicola indegna
e vilipesa, degna di riguardo, di apprezzamento, più credibile della
contraria e certamente più comoda e veloce per la teoria della
scienza calcolatoria. Così questo alemanno, benché non abbia avuto
possibilità sufficiente con le quali oltre a resistere potesse
vincere, debellare e sopprimere la falsità, ha tuttavia avuto la
fermezza di determinare nel suo animo e rivelare nel modo più
aperto: che alla fine si deve necessariamente concludere che è
più facile che questo globo si muova rispetto all'universo piuttosto
che la totalità di così innumerevoli corpi
-molti dei quali più splendenti e più grandi sono conosciuti- debba
considerare questo globo quale mezzo e base dei loro giri e dei loro
influssi, a dispetto
della natura e delle ragioni che con i movimenti più sensibili
gridano il contrario.»
Attenti a non cadere dall'albero troppo presto!
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